La Memory Machine in rosa, su uno stack di altre Memory Machines

Memory Machine

Questo progetto nasce durante I miei anni all’università. Durante il corso di “product design”, ci è stato chiesto di scegliere un oggetto, senza particolari indicazioni. Ho scelto una vecchia macchina fotografica a pellicola, poiché stavo iniziando a capire l’importanza della fotografia, e cosa significasse catturare un momento, in quegli anni.

La prima metà del corso è stata dedicata allo studio dell’oggetto, come si relaziona alla nostra percezione, come funziona, e come si opera. Cose abbastanza ordinarie.

Subito dopo, ci è stato chiesto di progettare un nuovo prodotto che trasformasse in qualche modo il vecchio oggetto. Inizialmente ho pensato a una fotocamera digitale che funzionasse come una vecchia fotocamera a pellicola, con controlli meccanici, e magari schede di memoria a tema rullino, ma mi sembrava un po’ troppo… Scontato?

Tornato al tavolo da disegno, ho iniziato a pensare a cosa significhi scattare una foto. Ho iniziato a pensare alla mia libreria fotografica con più di 20 mila foto, di cui a una buona parte non mi sentivo davvero legato. Oltre a un nuovo impulso al decluttering, ho iniziato a riflettere su come le foto siano ora una merce, e su come siano archiviate nel cloud, e su come siano condivise, e su come siano dimenticate.

Volevo creare qualcosa per sovvertire tutta questa idea. Una fotocamera che potesse scattare solo una foto alla volta, e che cancellasse quella precedente quando se ne scatta una nuova. Nessuna vista in tempo reale, nessuna scheda di memoria, solo uno schermo a e-ink a colori che può contenere una foto indefinitamente.

E così è nata la Memory Machine. Una fotocamera che ti fa riflettere sulla permanenza di una foto, e su come non sia solo un file in una cartella, ma un momento nel tempo, che puoi tenere tra le mani.

Ispirata sia alle vecchie fotocamere istantanee, che ai portafoto di legno che mia nonna aveva in casa, volevo che la Memory Machine fosse tanto una fotocamera quanto un accessorio, che stesse bene in un salotto, o in uno studio.

Durante il corso, la fotocamera è stata progettata su carta, rifinita in Illustrator, e simulata con cartone e nastro adesivo. Ho persino fatto un render grezzo in Cinema4D, ma a causa di vincoli di tempo e tecnici, non è mai riuscito a catturare davvero la mia idea. Così, anni dopo, ho deciso di modellarlo tutto di nuovo, questa volta in Blender, e dargli l’attenzione che meritava.

Dettaglio del sistema di obiettivo retrattile della Memory Machine
La Memory Machine in blu ed in rosa, su un tavolo di legno
dettaglio dei materiali e delle finiture della Memory Machine
la Memory Machine in modalità cornice, mostrando una foto su uno scaffale
dettaglio dello schermo a e-ink a colori della Memory Machine
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Mateusz Cabizza is Kernel panic studio